Lug
2020, Articoli, Il Manifesto, Pubblicazioni

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OLTRE GLI SPOT ELETTORALI, UNA VERA MOBILITAZIONE

Crisi dello spettacolo. Vogliamo tornare sopra e sotto il palco, niente ce lo vieta. Anche le direttive sono chiare. Serve un minimo di distanziamento, responsabilità e mani pulite

Il Manifesto 27.6.’20

Ascanio Celestini

 

Lo spettacolo è un settore strategico. Forse non in tutto il mondo, ma certamente in un paese che produce acciaio da un secolo, ma cultura da migliaia di anni. Eppure, per qualche motivo, i lavoratori di questo settore decisivo sono descritti dal Presidente del Consiglio come artisti che “ci fanno sorridere”. Infatti ne invita alcuni per discorrere agli Stati Generali chiudendo il confronto con la richiesta di una canzone “che” riporta Adnkronos “Elisa non ha lasciato cadere intonando, a cappella, incassando un caldo applauso dei presenti”. Da quello che ci raccontano i giornali s’è parlato anche d’altro. L’attrice Monica Guerritore ha candidamente ricordato che “c’è una legge del 2014 che permette di allestire spettacoli musicali e dal vivo nelle piazze”. Giusto!
Dato per scontato che in estate non si entra in un edificio per vedere una piéce, ma da sempre (non dal 2014) si sta all’aperto, perché le istituzioni non si impegnano a mettere mano almeno alla programmazione estiva? Marco Cacciola di “Attrici Attori Uniti” ci tiene a sottolineare che in Lombardia c’è un coordinamento dai primi giorni del lockdown. Mercoledì scorso a Milano si sono incontrati col sindaco Sala e l’assessore Del Corno nell’assemblea che i lavoratori fanno settimanalmente e pubblicamente. Sala s’è impegnato a chiamare il ministro Franceschini nel capoluogo lombardo perché “è necessario lavorare sul breve periodo. Provare dalla Lombardia e vedere se si può usare questa come area test”. E aggiunge Cacciola che “lavoriamo a eventi dal basso per fare attività nei luoghi della Lombardia maggiormente colpiti in collaborazione con i tanti singoli e associazioni che in quei territori ci stanno da sempre”.

Insomma bisogna mettere al centro del discorso il palco come luogo nel quale si incontrano tutti i lavoratori e le esigenze di questo settore.
“Il palcoscenico è il baricentro esatto del teatro” dice l’attore e regista Jurij Ferrini. “La ragione per la quale una quota di popolazione si ritrova in un edificio che definiamo Teatro è quella di presenziare fisicamente” e giustamente taglia fuori dal discorso tutti i surrogati proposti negli ultimi mesi. Tutti percorsi, a partire dallo streaming, che ha senso fare, ma a prescindere dal Covid.
Un problema vero è nel Fondo Unico Spettacolo che è rimasto sostanzialmente invariato da oltre trent’anni. “Noi produciamo 8 miliardi e 200 milioni di euro, che corrispondono circa ad un 0,5% del PIL. Attualmente il FUS equivale ad uno 0,02%. Si potrebbe chiedere poco più di un raddoppio, un aumento strutturale allo 0,05%”. E ricorda che ci sarebbe un organismo del Mibact, ossia il Consiglio Superiore dello Spettacolo, che potrebbe avere un peso per spostare l’attenzione, ma bisognerebbe “integrare nell’organico” qualcuno che vive le problematiche del settore, cioè tecnici e “artisti attivi”.

Anche Emanuela Bizi della CGIL SLC lamenta l’assenza di confronto col governo. Accantona rapidamente la passerella di Villa Pamphilj nella quale Conte s’è scelto gli interlocutori che voleva senza scomodarsi a parlare con chi rappresenta duecentomila lavoratori (sindacati e i tanti tavoli di confronto). “Tutto il settore è allo sbando” dice. “C’è chi non ci pensa proprio a ripartire, per esempio la Scala che riapre a dicembre. C’è chi rischia di chiudere, chi è fermo in attesa o fingendo di muoversi, ma tanti puntano a tirare a campare”. Con Federvivo (Federazione dello spettacolo dal vivo) esprime da giorni “estrema preoccupazione per la situazione nella quale versano le imprese e i tanti lavoratori atipici, purtroppo maggioritari nel settore dello spettacolo”.
Ferrini propone anche di riprogettare i circuiti regionali. Chi vive di tournée come il sottoscritto sa bene che in Italia la forza del teatro sta nell’essere presente soprattutto nei centri più piccoli dove la socialità è fatta di incontro concreto e non di spot elettorali.
Vogliamo tornare sopra e sotto il palco, niente ce lo vieta. Anche le direttive sono chiare. Serve un minimo di distanziamento, responsabilità e mani pulite.
Per farlo c’è bisogno di una mobilitazione vera.
I momenti di confronto sono poco pubblicizzati dai media, ma sono tanti.
Chi vuole informarsi e magari partecipare ha tante opportunità a partire da oggi pomeriggio a Piazza Santi Apostoli.

#convocatecidalvivo

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